Articolo di Gloria Belà del 29/10/2025
DOC da Iper-Responsabilità: Quando il Senso di Colpa Diventa una Trappola Mentale
Quando il Senso di Colpa Diventa una Trappola Mentale
Ti è mai capitato di sentirti responsabile di tutto ciò che accade intorno a te? Di avere la sensazione che, se qualcosa va storto, la colpa sia solo tua? Se questa paura ti accompagna costantemente e ti spinge a controllare ogni dettaglio per evitare il peggio, potresti conoscere una forma particolare di Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) chiamata iper-responsabilità. In questo tipo di DOC, l’ossessione non riguarda la paura di contaminazioni o il bisogno di ordine, ma una paura profonda e costante di essere la causa di un danno — anche solo perché non si è riusciti a prevenirlo. In questo articolo esploreremo cosa significa avere un DOC da iper-responsabilità, come si manifesta e quale è il ciclo psicologico che lo alimenta.
1. il DOC da Iper-Responsabilità e la colpa deontologica
Nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo da iper-responsabilità, la persona è convinta di essere responsabile in
prima persona di prevenire qualsiasi possibile danno — fisico, emotivo o morale — a sé stessa o agli altri.
Questa convinzione, però, non si basa su rischi concreti o reali, ma nasce da un senso di colpa anticipatorio,
ovvero la paura e l’ansia di essere in qualche modo causa di un danno semplicemente non facendo
“abbastanza”.
La persona prova un senso di responsabilità assoluto e pervasivo, che spesso si accompagna a forti
emozioni di ansia, paura e colpa.
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Lo psicologo Mancini distingue due tipi fondamentali di senso di colpa nel DOC:
- Colpa altruistica: è quella che si manifesta quando si percepisce di aver effettivamente danneggiato qualcuno o causato una sofferenza reale. Questo tipo di colpa è legato al dolore dell’altro e alla responsabilità concreta di un danno effettivamente provocato.
- Colpa deontologica: è invece un senso di colpa più interno e profondo, che nasce dal timore di aver trasgredito un proprio dovere morale o etico, anche in assenza di un danno reale o concreto. Nel DOC da iper-responsabilità, questa colpa deontologica si traduce nella paura ossessiva di non aver fatto tutto il possibile per prevenire un male potenziale o immaginato. La persona si rimprovera per non aver rispettato un “dovere morale” di protezione e prevenzione, come se il semplice fatto di non essere intervenuta in modo perfetto equivalesse a una colpa grave.
2. Come si manifesta
Chi soffre di questo tipo di DOC mette in atto una serie di comportamenti — sia evidenti che mentali — per
cercare di controllare, prevenire e neutralizzare ogni rischio. Questi segnali sono spesso fonte di grande
fatica e sofferenza. Ecco alcuni tra i più comuni:
- Evitamenti: La persona evita situazioni che considera rischiose: guidare, cucinare prima di andare a dormire, stare da sola con i bambini, firmare documenti, ecc. Evita, non perché non vuole fare, ma perché teme di poter sbagliare o dimenticare qualcosa di importante.
- Richiesta di rassicurazioni: Chiede continuamente conferme agli altri (“secondo te ho fatto bene?”, “ho chiuso la macchina?”; “ma non è colpa mia, vero?”) per placare l’ansia e liberarsi dal dubbio.
- Rimuginio mentale: Pensa e ripensa agli eventi, anche insignificanti, analizzando ogni dettaglio alla ricerca di un possibile errore commesso. Questo processo è estenuante e spesso non porta a nessuna conclusione certa, se non a ulteriore ansia.
- Controlli e rituali: Comportamenti ripetitivi: controllare di aver chiuso il gas, spento la luce, scritto correttamente un messaggio, ecc. Anche rituali “mentali” come ripetere frasi, contare o pregare, che servono a “neutralizzare” il pensiero temuto.
3. Il ciclo del DOC: la ruota dell’ansia
Il DOC da iper-responsabilità: la ruota senza fine del senso di colpa e dell’ansia
Immagina questo: sei a casa, pronto per andare a dormire, quando all’improvviso ti assale un pensiero
inquietante.
“E se succede qualcosa di brutto? E se ho lasciato il gas acceso e scoppia tutto? Sarà colpa mia!”
L’ansia ti invade, il cuore accelera, e la mente non smette di tormentarti. Per calmarti, ti alzi e controlli di
nuovo il gas. Se c’è tua madre in casa, le chiedi conferma. Per un attimo, senti un po’ di sollievo, come se la
tranquillità tornasse a farsi spazio.
Ma non dura. Appena ti sdrai a letto, ecco che quel pensiero ritorna:
“Ma l’ho davvero spento? E se non fosse così e la casa brucia per colpa mia?”
La mente riparte, l’ansia cresce senza che tu riesci a contrastarla, e tu ti ritrovi di nuovo in piedi a
ricontrollare.
E quando finalmente smetti, arriva anche la colpa per aver perso tempo e energie in quei controlli.
È come essere su una giostra che gira senza sosta: su e giù, tra ansia e momenti di calma, senza una vera via
d’uscita.
Questo ciclo, tipico del DOC da iper-responsabilità, funziona come una ruota che gira senza fine, alimentata
da pensieri, emozioni e comportamenti ripetitivi.
Questa dinamica è un circolo vizioso che si autoalimenta: ogni volta che si cede alla compulsione, si
“impara” che l’azione è necessaria per evitare un danno, rinforzando così il comportamento stesso.
Il risultato? La persona rimane intrappolata in questa ruota che gira senza fine, in cui il senso di
responsabilità e il senso di colpa diventano una prigione mentale difficile da rompere.
Conclusione
Il DOC da iper-responsabilità non è semplicemente “avere troppa coscienza”, ma un disturbo vero e
proprio, che può essere invasivo, debilitante e molto doloroso.
Tuttavia, con il supporto giusto è possibile rompere la ruota e tornare a vivere senza il peso costante della
responsabilità estrema.